Il Futuro della Fotografia: innovazione, trasformazione e creatività

Il mondo della fotografia è in una fase di rapida trasformazione, trainato dall’evoluzione tecnologica e dall’espansione di nuovi strumenti come le fotocamere mirrorless, gli smartphone di ultima generazione e, soprattutto, l’intelligenza artificiale. Questo cambiamento non riguarda solo gli strumenti, ma anche i contesti in cui la fotografia viene praticata, con un impatto significativo su professionisti e appassionati. L’industria si trova a un bivio: preservare l’arte tradizionale o abbracciare completamente l’innovazione.

Gli studi fotografici, un tempo pilastri della professione, stanno affrontando una ridefinizione del loro ruolo. La domanda di produzioni di qualità resta elevata, soprattutto in ambiti come la moda e la pubblicità, ma per restare rilevanti, gli studi devono evolversi. Spazi modulari, integrazione di tecnologie digitali avanzate come il virtual set design e servizi accessori che includano post-produzione in tempo reale e noleggio di attrezzature all’avanguardia rappresentano il futuro. In parallelo, gli studi stanno diventando veri e propri hub creativi, luoghi in cui fotografi, stilisti, art director e altri professionisti possono collaborare, sperimentare e innovare.

Le fotocamere mirrorless, con la loro leggerezza e versatilità, continuano a dominare il mercato professionale. La qualità dei sensori, la velocità di scatto e la capacità di registrare video in altissima definizione le rendono strumenti ideali per la maggior parte dei professionisti. Tuttavia, la competizione con gli smartphone e l’intelligenza artificiale spinge i produttori di mirrorless a innovare costantemente. Il futuro di queste fotocamere potrebbe includere sensori ancora più avanzati, intelligenza artificiale integrata per il riconoscimento automatico delle scene e connettività migliorata per trasferimenti immediati di file, rendendole uno strumento sempre più ibrido e connesso.

La fotografia con smartphone, invece, rappresenta una vera democratizzazione del settore. Grazie a tecnologie computazionali che permettono di scattare immagini incredibilmente dettagliate e creative, gli smartphone stanno trasformando ogni utente in un potenziale creatore di contenuti. Ma questa accessibilità ha un costo: il rischio di saturare il mercato con immagini che tendono a somigliarsi, privando la fotografia del suo carattere unico e personale. Per i professionisti, questa realtà rappresenta una sfida, ma anche un’opportunità: la necessità di distinguersi attraverso una visione artistica e una narrazione visiva che vadano oltre la semplice tecnica.

L’intelligenza artificiale è forse il fattore più disruptive nel panorama della fotografia. Le sue applicazioni spaziano dall’editing automatico, che consente di risparmiare ore di lavoro in post-produzione, alla creazione di immagini generate interamente da algoritmi. Strumenti come Adobe Firefly e MidJourney stanno aprendo la strada a un nuovo modo di immaginare la fotografia, ma pongono anche interrogativi etici e creativi: un’immagine generata da un’IA può davvero essere considerata fotografia? O stiamo parlando di un nuovo mezzo espressivo? Inoltre, l’IA sta trasformando anche il processo creativo stesso, analizzando dati per suggerire stili e composizioni ottimali, rendendo il fotografo non solo un creatore, ma anche un curatore di contenuti basati su dati e algoritmi.

Nonostante queste innovazioni, il cuore della fotografia resta intatto: raccontare storie, catturare emozioni e immortalare momenti unici. La tecnologia può amplificare queste capacità, ma non sostituirà mai il ruolo del fotografo come narratore visivo. Nel futuro, il successo non sarà definito solo dalla padronanza degli strumenti, ma dalla capacità di combinare tecnologia e creatività per creare immagini che parlino direttamente all’anima delle persone.

Articolo creato dal Ph. Stefano Rizza per il Blog.

Questo articolo è stato introdotto per poter andare a spiegare nello specifico come la tecnologia sia rilevante anche nel settore Moda, nel settore della Fotografia e Grafica Pubblicitaria.

Sistema di Gestione della qualità

Con la sigla ISO 9000 si identifica una serie di normative e linee guida sviluppate dall’Organizzazione internazionale per la Standardizzazione (ISO) che definiscono i requisiti per la realizzazione all’interno di un’organizzazione di un sistema di gestione della qualità, al fine di condurre i processi aziendali, migliorare l’efficacia e l’efficienza nella realizzazione del prodotto e nell’erogazione del servizio, ottenere e incrementare la soddisfazione del cliente.

La gestione della qualità è l’insieme di tutte le attività effettuate nella realizzazione di un prodotto o erogazione di un servizio nonché dal personale impegnato al conseguimento degli obiettivi della politica della qualità.

La locuzione Controllo qualità (CQ oppure QC da Quality Control) è sostanzialmente un sinonimo molto utilizzato per identificare, nell’ambito di un’impresa manifatturiera, il comparto delegato a gestire la qualità dei prodotti realizzati, cioè a mettere in atto tutte quelle azioni ed iniziative che consentono di definire e tenere sotto controllo gli standard qualitativi richiesti dalla direzione aziendale.

La locuzione Sistema Gestione Qualità (SGQ) è invece utilizzato all’interno dell’ultima norma ISO 9001:2015, per mettere in luce la differenza fra un sistema di “Gestione generale di tutti i processi e modi di proporsi nelle varie attività nel suo complesso di interfacciarsi fra reparti e scopi” visti in un contesto complessivo che vada dalla direzione fino a ogni singolo addetto dell’azienda stessa. Questo dovrebbe eliminare la confusione che la locuzione CQ può indurre nella persona semplice che in essa legge, può leggere, una semplice pratica di Controllo Qualità sui prodotti.

Spesso CQ viene identificata con una specifica attività del singolo operatore di reparto di CQ che controlla i pezzi in una particolare fase della sua attività lavorativa e non nel contesto complessivo di gestione del sistema qualità all’interno dell’azienda e viene posta sull’etichetta o sul timbro utilizzato da ogni operatore che effettua tali controlli. La locuzione SGQ intende eliminare questo equivoco sin dall’inizio. Infatti, il controllo qualità non va confuso con l’assicurazione qualità che è materia del SGQ complementare ma differente.

Questa è solo un introduzione ai prossimi articoli, dove spiegheremo più nel dettaglio gli Audit del Sistema di Gestione della Qualità.

Approfondimenti e Certificazioni ISO 9001:2015 come Auditor/Lead Auditor

Regolamento generale sulla protezione dei dati

Il regolamento generale sulla protezione dei dati in sigla RGPD (o GDPR in inglese General Data Protection Regulation), ufficialmente regolamento (UE) n. 2016/679, è un regolamento dell’Unione europea in materia di trattamento dei dati personali e di privacy, adottato il 27 aprile 2016, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea il 4 maggio 2016 ed entrato in vigore il 24 maggio dello stesso anno ed operativo a partire dal 25 maggio 2018.

Con questo regolamento, la Commissione europea si propone come obiettivo quello di rafforzare la protezione dei dati personali di cittadini dell’Unione europea (UE) e dei residenti nell’UE, sia all’interno che all’esterno dei confini dell’UE, restituendo ai cittadini il controllo dei propri dati personali, semplificando il contesto normativo che riguarda gli affari internazionali, unificando e rendendo omogenea la normativa privacy dentro l’UE.

Il testo affronta anche il tema dell’esportazione di dati personali al di fuori dell’UE e obbliga tutti i titolari del trattamento dei dati (anche con sede legale fuori dall’UE) che trattano dati di residenti nell’UE ad osservare e adempiere agli obblighi previsti. Dalla sua entrata in vigore, il GDPR ha sostituito i contenuti della direttiva sulla protezione dei dati (Direttiva 95/46/CE) e, in Italia, ha abrogato gli articoli del codice per la protezione dei dati personali (d.lgs. n. 196/2003) con esso incompatibili.

Obiettivi

“Il regime di protezione dei dati proposto per l’UE estende gli obiettivi della legge europea sulla protezione dei dati a tutte le imprese estere che trattano dati di residenti europei a prescindere dal luogo nel quale le trattano e dalla loro sede legale. Permette di armonizzare le diverse normative sulla protezione dei dati in tutta l’UE, facilitando così l’osservanza delle norme da parte delle imprese non europee; tuttavia, questo è stato ottenuto a costo di un regime che prevede una severa disciplina di protezione dei dati, con rigide sanzioni che possono raggiungere il 4% del volume globale di affari.” A seguito di negoziazioni nel dialogo a tre tra Parlamento Europeo, Commissione europea e Consiglio dei Ministri, si è raggiunto un consenso generale sulla formulazione del GDPR e sulle sanzioni finanziarie per la mancata osservanza.

Storia

Pubblicato per la prima volta sulla Harvard Law Review nel dicembre del 1890, The Right to Privacy rappresenta la pietra angolare su cui poggia il GDPR, considerato al giorno d’oggi come il diritto fondamentale su cui si fonda la libertà individuale.

Furono Samuel Warren e Louis Brandies, i due giovani avvocati americani autori del saggio, a definire per la prima volta la privacy come “the right to be let alone”: ovvero, il diritto a essere lasciati soli, a godere del proprio privato.

In Italia non esiste nella Costituzione un articolo che riconosca il diritto alla privacy ma con la sentenza del 38/73 la Corte Costituzionale ha riconosciuto diverse norme che tutelano il diritto alla riservatezza. Possiamo dunque considerare la tutela della riservatezza come discendente per via interpretativa della Costituzione, in particolare dagli articoli 2,3,14,15.

Con l’arrivo del digitale si percepisce l’importanza in Europa di norme che tutelino i dati personali, in particolare la legge 675/96, Codice Privacy successivamente sostituita dalla legge 196/2003 tuttora in vigore.

La rivoluzione arriva con il regolamento GDPR 2016/679.

Portaluppi Cyber&Privacy

Contenuto

La proposta per il regolamento generale sulla protezione dei dati presentava alcuni passaggi che non sono stati confermati nella versione definitiva. Considerava, invece, favorevolmente l’introduzione della privacy by design (i requisti privacy devono essere compresi nella progettazione del sistema), la privacy by default (le misure privacy devono essere attuate per impostazione predefinita) e quella del principio del carattere personale dell’indirizzo IP. Ambo i principi sono stati poi recepiti nel regolamento.

Come premessa all’esposizione degli articoli di legge il regolamento contiene un lungo elenco di considerando, anch’essi numerati in sequenza, e citati con “C” seguito dal numero del considerando.

Il regolamento focalizza (GDPR art. 24) il concetto di accountability traducibile in “responsabilizzazione (proattiva)” o, meglio, “(responsabilità di dover) dar conto” da parte del titolare (e dei suoi responsabili/sub-responsabili) all’interessato.

Dopo questa introduzione al GDPR, approfondiremo il discorso degli audit nei prossimi articoli.

Privacy by Default e Privacy by Design

All your supporting arguments must be communicated with simplicity and charm. And in such a way that the reader will read on. (After all, that’s a reader’s job: to read, isn’t it?) And by the time your readers have reached this point in the finished copy, you will have convinced them that you not only respect their intelligence, but you also understand their needs as consumers.

As a result of which, your entry will repay your efforts. Take your sales; simply put, they will rise. Likewise your credibility. There’s every chance your competitors will wish they’d placed this entry, not you. While your customers will have probably forgotten that your competitors even exist. Which brings us, by a somewhat circuitous route, to another small point, but one which we feel should be raised.

Long copy or short – You decide

As a marketer, you probably don’t even believe in body copy. Let alone long body copy. (Unless you have a long body yourself.) Well, truth is, who‘s to blame you? Fact is, too much long body copy is dotted with such indulgent little phrases like truth is, fact is, and who’s to blame you. Trust us: we guarantee, with a hand over our heart, that no such indulgent rubbish will appear in your entry. That’s why God gave us big blue pencils. So we can expunge every example of witted waffle.

For you, the skies will be blue, the birds will sing, and your copy will be crafted by a dedicated little man whose wife will be sitting at home, knitting, wondering why your entry demands more of her husband‘s time than it should.

But you will know why, won‘t you? You will have given her husband a chance to immortalize himself in print, writing some of the most persuasive prose on behalf of a truly enlightened purveyor of widgets. And so, while your dedicated reader, enslaved to each mellifluous paragraph, clutches his newspaper with increasing interest and intention to purchase, you can count all your increased profits and take pots of money to your bank. Sadly, this is not the real copy for this entry. But it could well be. All you have to do is look at the account executive sitting across your desk (the fellow with the lugubrious face and the calf-like eyes), and say ”Yes! Yes! Yes!“ And anything you want, body copy, dinners, women, will be yours. Couldn’t be fairer than that, could we?

ICT-Tecnologie dell’Informazione della Comunicazione

Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (in acronimo TIC o ICT, dall’inglese information and communications technology) sono l’insieme dei metodi e delle tecniche utilizzate nella trasmissione, ricezione ed elaborazione di dati e informazioni (tecnologie digitali comprese).

L’uso della tecnologia nella gestione e nel trattamento delle informazioni ha assunto crescente importanza strategica per le organizzazioni e per i cittadini come effetto del boom di internet, avvenuto negli anni novanta. Oggi l’informatica (apparecchi digitali e programmi software) e le telecomunicazioni (le reti telematiche) sono i due pilastri su cui si regge la società dell’informazione. È possibile dividere le TIC in due sottosettori: le tecnologie dell’informazione e le telecomunicazioni (delle quali fa parte la telematica).

Fanno parte delle TIC tutti quegli ambiti professionali che riguardano la progettazione e lo sviluppo tecnico della comunicazione digitale: oggi, le professionalità legate alle TIC stanno crescendo in numero e si stanno evolvendo nelle specificità, per operare in ambiti fortemente eterogenei ma sempre più interconnessi tra di loro, come informazione on-linecloud computingreti socialicommercio elettronicomarketing digitaleGISdomoticarealtà virtualetrasporto automatizzato, ecc.

Oggi le TIC sono impiegate in molti ambiti della vita quotidiana: essendo utilizzate in una grande varietà di ambiti pubblici e privati senza essere dedicate ad un uso specifico, le tecnologie TIC possono essere considerate general purpose technology e sono sempre più connesse allo sviluppo sociale ed economico delle comunità umane.

Possiamo inoltre identificare quattro tecnologie alla base delle TIC:

  • Microelettronica e microprocessore: Per microelettronica si intendono dei circuiti integrati che vengono prima disegnati e poi impiantati tramite fotoincisione su un wafer di silicio della dimensione di alcuni millimetri quadrati. Questo pezzetto di silicio viene poi incapsulato in un supporto di ceramica o plastica dotato di piedini di collegamento; tramite la Legge di Moore si ha la possibilità di inserire un numero sempre maggiore di transistor in un singolo microprocessore. Grazie alla microelettronica è possibile inserire un intero computer all’interno di un circuito lungo poco più di 2 centimetri, il microprocessore.
  • Memorie di massa: sono necessarie all’interno di un computer per conservare i programmi e i dati, sono dominate dalla tecnologia magnetica.
  • Fibra ottica;
  • Software.

Vengono considerati come dei veri e propri miracoli delle tecnologie TIC il computer, la rete, la Sicurezza informatica, la multimedialità, il peer-to-peer, l’automazione del lavoro e i sistemi embedded.

Storicamente, la gestione ed il trattamento automatizzato dei dati e delle informazioni, hanno assunto, dal secondo dopoguerra in poi, una crescente importanza per i cittadini, per le aziende e per le organizzazioni ed hanno assunto un ruolo sempre più determinante nella cosiddetta Terza rivoluzione industriale. In particolare, il boom di Internet a partire dalla metà degli anni novanta, ha favorito la connessione tra le persone, producendo nuove opportunità di crescita e sviluppo in molti settori dell’economia.

La trasmissione d’informazioni tra calcolatori connessi in rete, avviata a partire dagli anni sessanta, costituisce un aspetto di un fenomeno più generale, di grande portata pratica e concettuale: la progressiva convergenza e integrazione d’informatica e telecomunicazioni. Questi due settori si erano sviluppati per lungo tempo indipendentemente l’uno dall’altro, poiché le telecomunicazioni procedevano prevalentemente utilizzando tecnologie analogiche. A partire dagli anni settanta, le tecnologie proprie dell’informatica hanno cominciato ad integrarsi con le telecomunicazioni; a partire dalla metà degli anni ottanta, anche grazie alla diffusione dei personal computer, è iniziata una rivoluzione di portata epocale: la rivoluzione digitale applicata al campo audio-visivo.

Negli anni novanta la nascita del World wide web e della telefonia cellulare, contemporanea alla progressiva digitalizzazione delle reti telefoniche pubbliche e di tutti i media di comunicazione (voce, video, immagini, documenti) ha portato all’interoperabilità, all’integrazione ed alla globalizzazione di tutte le reti. La globalizzazione del mercato, la mobilità, la multimedialità e l’affermarsi di nuovi modelli di business, rendono impossibile stabilire rigidi confini tra reti private e reti pubbliche, reti cablate e reti senza fili, reti voce e reti dati, reti aziendali e reti domestiche, reti dedicate al lavoro e reti dedicate allo svago e all’informazione/formazione.

Le TIC vera e propria nasce nei primi anni del nuovo millennio dall’unione della Tecnologia dell’informazione (TI) a della Tecnologia delle comunicazioni (TC), fondendo differenti componenti, come la Computer Technology, le telecomunicazioni, l’elettronica, i media e ha dato vita all’uso moderno di internet e degli smartphone.

La rapida diffusione a livello mondiale delle Tecnologie TIC ha creato ad una vera e propria rivoluzione digitale ancora in atto nelle società moderne, caratterizzate da utenti fortemente connessi tra di loro, con le informazioni e con gli oggetti che li circondano (città intelligente). Siti web, app mobile e tecnologie Cloud rappresentano oggi le forme più conosciute ed utilizzate di TIC.

Recentemente si sono evidenziate varie applicazioni della tecnologia cloud nel settore dell’educazione:

  • applicazioni cloud che facilitano il lavoro di organizzazione dell’istituto scolastico, ad esempio l’attività di segreteria e contabile, che forniscono “suite per ufficio” concepite sulle esigenze della scuola, servizi di organizzazione della biblioteca o servizi di accesso a risorse di studio virtuali, servizi di protocollo virtuale, adesione a progetti ministeriali che prevedono l’integrazione tra diverse strutture per la realizzazione di macro-trattamenti.
  • applicazioni cloud ugualmente riconducibili all’area dell’amministrazione, ma che coinvolgono direttamente anche profili connessi con lo svolgimento dell’attività didattica dei docenti: si pensi ad esempio un registro online per i docenti.
  • applicazioni cloud che integrano direttamente l’offerta didattica, quali applicazioni online che permettono di sviluppare percorsi di approfondimento, condividere ricerche o utilizzare particolari strumenti di organizzazione e di ripasso delle informazioni, risorse online per il calcolo e la progettazione, la consultazione di riviste e articoli, la partecipazione a gruppi di ricerca condivisa, a programmi di scambio di conoscenze linguistiche…

Pensare fuori dagli schemi

Parlare di Fashion e Privacy sembrerebbe quasi parlare di un qualcosa fuori dagli schemi, che si fa ancora ad oggi fatica a comprendere.

Ma di che cosa stiamo parlando?

Stiamo parlando di Moda, stiamo parlando di un ambiente fortemente digitalizzato, di un ambiente dove è fondamentale da digitalizzazione, partendo già dallo scatto di una macchina fotografica, alla vendita di un prodotto o di un servizio.

Stiamo parlando di porzioni di settori diversi che si amalgamo fra loro per poter creare un servizio su misura, ad hoc per il cliente.

Dalla richiesta del cliente, alla scelta di tutto il personale che deve realizzare il servizio, il metodo, il modo utilizzato e le strategie di vendita per e come proporre i prodotti e servizi, utilizzando inevitabilmente la digitalizzazione.

Non è affatto incromprensibile parlare di moda e privacy, significa parlare di analizzare tutte le possibili implicazioni che la data protection e il trattamento dei dati personali possono avere sul mondo della moda, tenendo conto anche del processo di digitalizzazione che interessa questo importante settore produttivo.

La complessità della filiera della moda ha inevitabili implicazioni dal punto di vista legale e abbraccia un ampio spettro di discipline giuridiche, come la proprietà intellettuale, il diritto commerciale, il diritto societario, le discipline giuslavoristiche, il diritto ambientale e la protezione dei dati personali.

Le attività online costituiscono il principale canale di comunicazione e vendita per le aziende della fashion industry, con conseguente aumento strategico dei dati personali di clienti e prospect.

È di fondamentale importanza che le aziende del mondo fashion abbiano consapevolezza degli obblighi e dei limiti correlati al trattamento dei dati personali e che si conformino ai principi del Regolamento 2016/679-GDPR, tenendo anche in considerazione le Linee Guida e le raccomandazioni dall’ European Data Protection Board (EDPB) e le sentenze pronunciate dalla Corte di Giustizia Europea.

Le aziende che operano nel settore moda possono trovarsi a trattare dati personali per il perseguimento di molteplici finalità, con anche la conseguenza di mancata applicazione dei principi del GDPR, in quanto le Data Protection Authority (DPA) hanno il potere di comminare sanzioni.

La fashion industry è uno dei settori di business più dinamici e competitivi che fa del marketing e della valorizzazione del brand uno strumento determinante per il successo del trend del momento.

Nello specifico, il Garante per la protezione dei dati personali, con il provvedimento del 24 febbraio 2005 in materia di Fidelity Card, aveva fissato 12 e 24 mesi i termini per l’utilizzo dei dati personali per finalità di profilazione e di marketing, lasciando però ai titolari del trattamento la possibilità di sottoporre all’Autorità una richiesta di parere preliminare qualora questi intendessero superare tali limiti di conservazione.

In ottemperanza del principio di accountability, spetta al singolo titolare del trattamento determinare quanto sia lecito protrarre un trattamento dei dati personali per finalità di marketing profilazione, in conformità ai principi di proporzionalità, necessità e minimizzazione.

La fashion industry è un settore in fase di rapida trasformazione, la predisposizione di valide strategie per la protezione dei dati personali gioca un ruolo essenziale per il processo di digitalizzazione di questo settore.

Le industrie del settore dovranno confrontarsi quotidianamente con il tema della protezione dei dati personali, come, io credo, in qualsiasi altro settore.

E il digital product passport, ossia il passaporto digitale del prodotto?

Il DPP è il punto di svolta verso una moda sempre più green e potrebbe già essere una realtà tra il 2026 e il 2027, ma alcuni brand lo stanno già utilizzando.

Un argomento complesso, in un prossimo articolo spiegherò maggiormente nel dettaglio cos’è il Digital Product Passport.

Perciò, qui, in questo blog, si intende argomentare la moda, il fashion, la protezione dei dati personali, la privacy, la sicurezza delle informazioni, nulla di fantascientifico, settori come altri sul mercato, molto utilizzati digitalmente e in continuo mutamento.

La Nuova collaborazione con Dol’s Magazine e con il Nuovo Progetto di “Aura et Essentia” oltre il Visibile.

È iniziata così una collaborazione con Dol’s Magazine:

“Ritrovando” un’amica, Miriam Meldolesi, fashion designer, entrambe facciamo parte di DEA-Designer Associati Emergenti, mi è stato proposto di partecipare ad un progetto rivolto alla parità di genere, un progetto creato da donne, artiste, professioniste, con lo scopo comune di sensibilizzare a livello nazionale l’argomento.

Così Miriam mi ha proposto di contattare Caterina, proprietaria di Dol’s Magazine, e chiederle di scrivere un articolo su di me, sul mio percorso professionale.

Caterina è una donna fantastica, molto istruita ed è inutile dire che l’articolo mi è piaciuto moltissimo.

Cosicchè abbiamo deciso di entrare in collaborazione, questo è stato il primo dei tanti articoli che creeremo assieme.

Il Progetto “Aura et Essentia” creato dalla gemmologa e wellness designer Miriam Meldolesi, e Monia Romanelli artista e fashion designer, è in corso e sta riscuotendo un grande successo, presso la Biblioteca delle Donne “Laura Cipollone”, che costituisce uno degli spazi più significativi del Centro Pari Opportunità di Perugia. Un mix in tutti i sensi vengono “accesi” per questa mostra, realizzata da donne e dedicata alla bellezza della femminilità, alla forza e fragilità delle donne che, nonostante gli ultimi decenni di lotte e rivendicazioni, non hanno ancora appieno guadagnato la parità rispetto al genere maschile.

La mostra è stata presentata al pubblico da Simona Esposito, attrice, scrittrice e doppiatrice, e resterà aperta (ingresso gratuito), fino al prossimo 8 giugno.

L’attenzione del pubblico e delle istituzioni ha consentito di avviare importanti contatti per rendere la mostra itinerante in altre regioni d’Italia.

Ma vi chiederete cosa c’entri io che tratto la data protection?

Bene, andiamo al sodo!

Non a caso Miriam mi ha contattata per entrare a far parte del progetto, al quale io ho acconsentito di farne parte integrante, un argomento toccante e che rientra pienamente in alcune argomentazioni del settore della data protection.

Partendo dalle norme ISO

La norma UNI/Pdr 125 del 2022 è molto utile alle imprese, si deve analizzare la norma, lo scopo e il campo di applicazione, indicazioni sulle quali lo standard è stato scritto, riferimenti normativi, terminologia, requisiti.

Il PDR, con classi di riferimenti dell’UNI, ha classi normative, di terminologia, di requisiti, di inclusione ed esclusione.

Crea un parte merceologica delle applicazioni, certificazioni e sgravi fiscali, finanza agevolata, rischio, presunzione di conformità, reati, indicatori molto puntuali. reati di malversazione.

È uno “Stellone” della Repubblica non solo UNI, ma anche di un soggetto pubblico, pari opportunità, dove un ministro ne ha fatto la conferenza stampa di tale presentazione.

Si integra anche alla norma ISO 30415, “Diversità e Inclusione”, si parla di welfare aziendale.

Il sistema di gestione, si applica alle aziende che hanno altri sistemi di gestione: tipo del sistema di gestione della qualità, dell’ambiente, della sicurezza, e quando si parla di sicurezza non si parla solo di sicurezza sul lavoro, fisica, ma anche nel mondo online, che si ripercuote sulla persona fisica (sicurezza del dato, dell’informazione, della privacy, della tutela della persona)….

È perfettamente integrabile nel mondo ISO dei sistemi di gestione.

I KPI, indicatori di prestazioni, su questo argomento il settore delle risorse umane e comunicazione sono legate sulla politica dell’organizzazione, personalizzata, soggettiva, che la norma mi chiede di fare, anche con attività di audit.

Accredia ha creato un appendice molto delicata a questa norma.

La norma ISO 53800, entrata in vigore il 15 maggio del 2024, rappresenta un cambiamento epocale per la gestione dei progetti sulla parità di genere, stabilendo un insieme di linee guida volte a ridurre le disuguaglianze di genere, migliora l’inclusività e promuove l’empowerment femminile.

Non voglio dilungarmi in questo articolo, ne creerò altri andando molto nel dettaglio, approfondendo l’argomento e collegando altre norme ISO, ma già da queste poche righe si può penso ben capire il perchè della mia scelta ad aderire al progetto in cui mi ha voluto coinvolgere Miriam.

Un grazie ad ognuna di queste donne, che hanno creduto in me, che mi stanno dando l’opportunità di condividere con loro questo progetto molto importante, inclusivo.

Un caro saluto.

Trends & Style: Upgrading Your Socks Game

This is some dummy copy. You’re not really supposed to read this dummy copy, it is just a place holder for people who need some type to visualize what the actual copy might look like if it were real content.

If you want to read, I might suggest a good book, perhaps Hemingway or Melville. That’s why they call it, the dummy copy. This, of course, is not the real copy for this entry. Rest assured, the words will expand the concept. With clarity. Conviction. And a little wit.

In today’s competitive market environment, the body copy of your entry must lead the reader through a series of disarmingly simple thoughts.

All your supporting arguments must be communicated with simplicity and charm. And in such a way that the reader will read on. (After all, that’s a reader’s job: to read, isn’t it?) And by the time your readers have reached this point in the finished copy, you will have convinced them that you not only respect their intelligence, but you also understand their needs as consumers.

Getting Lost in The Undergrounds of Stockholm

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7 Best Places to Visit on Your Next Winter Vacation

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Moscow Mule Cocktail

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